Correva l’anno 2014 quando Tarsier Studios rivelò al mondo il progetto chiamato Hunger senza però specificarne i dettagli, giusto qualche teaser trailer per non far perdere le speranze a chi ne era rimasto in qualche modo incuriosito. Nel 2016 Namco Bandai, dopo aver stretto un accordo con il suddetto studio svedese, pubblica e reintitola il gioco in Little Nightmares.
Six è una bambina che si risveglia dentro “La Fauci”, una nave che con cadenza annuale getta le sue ancore in posti sempre diversi e dove al suo interno si riversano gli “ospiti”, grassi, sudati e mostruosamente affamati. La Fauci non è di certo un luogo accogliente ed ha proprio l’aspetto di una prigione galleggiante la cui storia è totalmente sconosciuta, così come le attività che si svolgono al suo interno. Six ha come unico obiettivo quello di trovare una via di fuga da quel posto buio ed umido ma il suo viaggio verso la salvezza non sarà privo di momenti da incubo.
E’ complicato descrivervi cosa ci ha lasciato Little Nightmares dopo averlo completato. Nelle circa quattro ore di gioco abbiamo appurato che non si tratta di un semplice puzzle-platform fine a se stesso ma di un piccolo viaggio in cui si torna bambini e si combattono paure apparentemente insormontabili. A primo impatto è impossibile non paragonare questo titolo ai lavori di Playdead come Limbo o Inside; si assiste ad una totale assenza di dialoghi, in quanto il giocatore viene “abbandonato a se stesso”, la protagonista può soltanto correre, saltare, accucciarsi ed aggrapparsi ad oggetti e/o raccoglierli per proseguire. Azioni basilari che vanno ad unirsi, diversamente ai titoli citati, ad ambientazioni 3D con fasi platform più articolate. Queste ultime, unite ad enigmi mai troppo complessi e frustranti, si alternano a momenti stealth dove un singolo errore può compromettere la vita di Six. Non capiterà di rado, infatti, di doversi districare tra il gigantesco mobilio di La Fauci per passare inosservati agli occhi dei raccapriccianti nemici, ad esempio accucciandosi in un angolino buio con la sola luce del fedele accendino a tenerci compagnia.
L’Unreal Engine 4 sfoggia tutto il suo potenziale muovendo l’intero universo di Little Nightmare affondando i suoi artigli su un egregio sistema di illuminazione ed un level design effettivamente orientato verso la perfezione maniacale di tutti gli elementi che lo compongono. Ad accompagnare questo aspetto tecnico esente da bug ed imperfezioni vi è un comparto sonoro solido, in costante sintonia con la particolare atmosfera del gioco.
Little Nightmare è un’avventura enigmatica, a tratti grottesca, che affascina e lascia volutamente al giocatore una libera interpretazione di determinati eventi e/o personaggi, tra cui la stessa protagonista Six. Gli svedesi di Tarsier Studios hanno confezionato una piccola perla, sotto ogni aspetto, che non mancherà di stupire chi ha già apprezzato titoli dello stesso stampo ma anche coloro i quali si avvicinano per la prima volta al genere. Consigliatissimo!