Quando scaricammo il free to play Let it Die dal Playstation Network non sapevamo esattamente a cosa stessimo andando incontro. Durante le prime battute di gioco guardavamo lo schermo con una costante sensazione di incertezza per via del suo essere decisamente sopra le righe. Messi in disparte i “cosa ho appena visto” e gli “adesso cosa faccio”, scopriamo che Let it Die s’insinua appena tra il filone dei giochi rogue-like e dungeon-crawler con elementi su mappa generati proceduralmente, morte permanente (o quasi), esplorazione, combattimenti ostici. Goichi Suda, in arte Suda51, insieme alla sua squadra Grasshopper Manufacture ci mette nei panni di lottatori intenti a scalare una mastodontica torre piena di insidie e nemici da sconfiggere. La “Torre di Barb” non è altro che un ammasso di edifici che si estendono verticalmente, collegati tra loro attraverso scale ed ascensori. La cima di questa mega costruzione, formatasi a sud di Tokyo in seguito ad un devastante terremoto, è sostanzialmente l’obiettivo del giocatore: cosa ci sarà mai lassù di così importante? Non lo sappiamo neanche noi. Quello che sappiamo però è che, scelto il vostro lottatore, verrete introdotti alla torre (ed alle meccaniche di gioco) dallo Zio Morte, un losco personaggio dagli strambi occhiali e dall’indiscussa passione per lo skateboarding.
Il piano più basso della torre di Barb è chiamato “Sala d’attesa” ed è una sorta di base operativa nonché il vero punto di partenza di ogni spedizione. In questo luogo il giocatore ha la possibilità di organizzare il proprio inventario, acquistare o craftare il proprio equipaggiamento, potenziare le proprie statistiche ed abilità, improvvisare raid contro altri giocatori. E non pensiate che si parta all’avventura con addosso un’armatura scintillante, no! In mutande! Saranno i nemici e le casse sparse sui vari piani a vestirvi nei modi più disparati e, come ogni gdr che si rispetti, a darvi la giusta difesa contro gli attacchi più potenti. Ad aggiungere difficoltà alla corsa all’equipaggiamento migliore vi è l’usura dello stesso; ogni colpo che riceverete/darete deteriorerà permanentemente i vostri accessori rendendoli, infine, inutilizzabili! E’ consigliabile quindi partire ben armati, soprattutto ai piani intermedi/alti, e studiare bene i movimenti dei nemici.
Similmente alla serie Dark Souls, il sistema di combattimento di Let it Die è un susseguirsi di attacchi e schivate con annesso lock del nemico in questione. In aggiunta a ciò il giocatore può scegliere con quale mano colpire il nemico ed equipaggiarla in maniera indipendente dall’altra, ovviamente ciò non è possibile con le armi a doppie mani. La stamina utilizzata per le schivate non è infinita e se non volete rimanere letteralmente con il fiatone davanti a quattro nemici vi conviene utilizzare qualche attacco potenziato, comunemente chiamato combo. Un’ulteriore barra, accanto a quella dei punti salute, si riempirà man mano che i colpi del giocatore andranno a segno ed una volta completa permetterà di scatenare la furia del lottatore. Un altro genere di combo, decisamente più devastante e violenta, è eseguibile dopo aver stordito il nemico di turno con una serie di attacchi a raffica; Zio Morte in persona si congratulerà con voi per la spettacolarità della scena e godrete di esperienza e denaro aggiuntivo.
L’esplorazione, come vi scrivevamo ad inizio articolo, è una caratteristica rilevante in Let it Die. L’ascensione della Torre di Barb è disseminata da piani che all’apparenza non sembrano portare da nessuna parte mentre l’accesso ad altri, invece, deve essere sbloccato altrove. Questo sistema dovrebbe incentivare il giocatore ad avventurarsi ovunque ed a non seguire la sola strada principale, come tanti altri titoli di questo genere ci insegnano: più ci si guarda in giro e più probabilità c’è di trovare oggetti rari…ma anche guai in questo caso. Muoversi in aree dove manca fisicamente l’ascensore per tornare alla Sala d’attesa aumenta certamente la difficoltà del titolo, soprattutto quando non si hanno più oggetti per recuperare la salute e ci sono ancora un paio di piani da ripulire per intero. Non esiste un vero e proprio game over in Let it Die, un lottatore morto può essere resuscitato sul posto attraverso una rara moneta di gioco e riprendere ad esplorare come se nulla fosse oppure essere recuperato dalla sala d’attesa in cambio di una cospicua somma di denaro virtuale; in entrambi casi non viene resettato l’inventario. Che fortuna! In realtà ci sarebbe una terza opzione, la quale ci introduce al particolare sistema multiplayer del gioco: recuperare il lottatore perduto sconfiggendolo sul piano in cui è morto. Avete capito bene, se viene lasciato al suo destino nella torre, inizierà a vagare ed uccidere tutto ciò che incrocerà il suo cammino (npc compresi) e con una potenza superiore rispetto ai normali nemici. Non diventerà un pericolo soltanto per voi che andrete a recuperarlo ma anche per altri players che in modo asincrono si troveranno ad esplorare lo stesso luogo. Capiterà spesso e volentieri di scontrarsi o scappare di fronte ai cosiddetti “Hater”, un sistema molto simile a quello delle “invasioni” della serie Souls di From Software. La Sala d’Attesa, invece, può essere saccheggiata da altri giocatori e per limitare i danni sarà necessario mettere a difesa della struttura tutti i lottatori a disposizione e, contestualmente, rendere più sicure le casseforti spendendo le risorse a disposizione. Pensavate di poter controllare soltanto un unico lottatore? No! Ne potete avere un bel po' ed ovviamente vanno anch’essi livellati, equipaggiati e sfruttati a dovere contro altri players.
Tecnicamente Let it Die offre una veste grafica originale, che tuttavia non fa gridare al miracolo. La ripetitività degli ambienti elimina in gran parte l’effetto sorpresa ed in cambio restituisce un fastidioso senso di “già visto”. Abbiamo avuto qualche difficoltà iniziale per ciò che concerne l’interfaccia di gioco ed i pulsanti richiesti per eseguire determinate azioni. Let it Die è senza ombra di dubbio un titolo accattivante per il suo stile unico ma è anche molto impegnativo e richiede non poco grinding, specialmente quando si decide di mettere a difesa della propria sala d’attesa più di quattro lottatori. Se riuscite poi a districarvi tra la valanga di istruzioni offerte dal gioco ed un’interfaccia un po' ostica troverete sicuramente pane per i vostri denti. Let it Die infatti è uno di quei titoli che non perdona i minimi errori soprattutto durante le fasi di combattimento. Anche l’esplorazione, nonostante la ridondanza degli ambienti proposti, spinge comunque il giocatore ad intrufolarsi in tutti gli anfratti della Torre di Barb per scoprire cosa si nasconde al suo interno. Mentre vi scriviamo non facciamo altro che pensare alla nostra prossima partita e se le nostre casse sono state svuotate in nostra assenza. Provatelo…è gratis!