E’ stato il caso a mostrarmi Hollowbody, il survival-horror sviluppato da Headware Games che strizza l’occhio ai grandi classici del genere come Silent Hill, Resident Evil, Rule of Rose e Alone in the Dark.
Un vero e proprio assalto alla mia innata nostalgia ma non quella che ti annebbia la mente facendoti acquistare a prezzo pieno un videogioco degli anni 2000 soltanto perché adesso ha delle texture in alta definizione, no, qui è diverso.
Hollowbody è definito anche un “tech-noir” ed alcune scene, soprattutto quelle iniziali, mi hanno profondamente ricordato Blade Runner; la protagonista si chiama Mica ed è destinata a perdersi in una zona di esclusione del Regno Unito alla ricerca della sua partner Sasha.
Nel mondo distopico creato da Headware Games ho percepito quel senso di angoscia e di abbandono che pensavo di aver dimenticato tra gli scaffali del mio studio, muovere la protagonista nelle aree di gioco alternando la telecamera fissa a quella dinamica posta dietro le sue spalle è altresì un dettaglio rilevante.
Sappiamo tutti che i survival-horror di successo devono in qualche modo prendersi gioco dell’utente, attraverso momenti di pura tensione, suoni e rumori sinistri che fanno leva sulla paura di attraversare un corridoio buio dopo aver percepito un’ombra svanire nel nulla.
Hollowbody mi ha quindi ricordato di non cedere alla spavalderia quando la telecamera è immobile in un angolo della stanza, perché gli orrori da combattere possono essere dannatamente violenti ed i proiettili a disposizione limitati. Non sempre è così, il gioco mi ha anche lasciato credere spesso di trovarmi in una situazione di pericolo quando invece la realtà dei fatti era esattamente l’opposto. Ricordate quando giocavate a nascondino e camminavate piano nelle zone buie della casa per non impanicarvi ma alla fine era tutto libero? Ecco, qualcosa di simile.
La ricerca di Sasha è un buon pretesto per consentire al giocatore di esplorare la zona di esclusione e scoprirne la storia, attraverso diversi flashback interessanti. Inoltre, muovendosi tra palazzi fatiscenti e strade abbandonate ci si può imbattere in puzzle ingegnosi che talvolta richiedono di tornare sui propri passi per scandagliare nuovamente aree visitate.
Questa è un’ulteriore meccanica che avevo racchiuso in una capsula del tempo, ovvero dover esaminare ogni singolo anfratto per raccogliere documenti e scovare ciò che mi avrebbe permesso di avanzare nella storia, senza aiuto alcuno. Lasciate pure da parte la possibilità di trovare indicatori o vernici sbrilluccicanti in grado di aiutarvi nella risoluzione dei puzzle, Hollowbody reincarna davvero i classici intramontabili del suo genere; la differenza è che non troverete una guida cartacea da sfogliare durante il gameplay.
Potete tuttavia sfruttare la mappa, la quale vi indicherà le porte aperte e quelle ancora da sbloccare, i documenti raccolti lungo il percorso o combinare gli oggetti nell’inventario per crearne di nuovi.
Nulla è stato lasciato al caso, nemmeno l’aspetto grafico low-poly che si accompagna ad un sistema di illuminazione solido e ad un level design ben strutturato. L’audio, invece, ricopre un ruolo fondamentale nelle fasi esplorative, riuscendo volutamente a destare un senso di angoscia smorzato solo da scene in cui è possibile godere del buon doppiaggio in lingua originale inglese.
Ciò che ancora non vi ho detto è che Headware Games si compone di un solo sviluppatore, un unico appassionato che ha creduto fermamente in questo ritorno al passato. Riuscendoci.
Hollowbody è un progetto indipendente che mi ha fatto guardare indietro con un pizzico di malinconia, ciò nonostante ha saputo offrirmi una storia ed una visione futuristica dell’Inghilterra davvero interessante che spero di poter approfondire con un seguito.
Il “new game plus”, sbloccabile dopo aver completato il gioco, offre un’accattivante modalità in prima persona (diventando di fatto un FPS) nonché un aumento della difficoltà. Insomma, c’è più di un motivo per non lasciarsi sfuggire quest’intrigante titolo.