L’estate è il momento dell’anno in cui mi dedico quasi sempre ad uno specifico MMORPG. Ho decisamente più tempo e meno piacere a rimanere sotto il sole cocente della mia terra, inoltre è risaputo che questo specifico periodo è anche una sorta di limbo per chi attende diligentemente l’assalto invernale dei titoli di un certo rilievo. Sono con voi, amici.
Once Human di Starry Studio è attualmente il mio passatempo preferito, veloce e gratuito. Fondamentalmente è un survival in terza persona con ambientazione post-apocalittica nel quale è possibile trovare un’accozzaglia di meccaniche e idee già viste altrove che, nel complesso, funzionano ma ciò non vuol dire che non lascino comunque spazio a qualche perplessità.
La trama, ad esempio, mi è parsa piuttosto scialba e con dialoghi alquanto trascurabili; durante le cut-scene vedrete frequentemente il vostro personaggio gesticolare insieme agli NPC interlocutori, in un bizzarro gioco di inespressività nel quale, tra l’altro, nessuno proferisce parola per il mancato doppiaggio.
Scopro di essere uno dei tanti sopravvissuti di un cataclisma spaziale, nemmeno a dirlo causato dall’uomo dopo aver irresponsabilmente aperto un portale. La civiltà aliena conquistatrice ha per di più trasformato la maggior parte degli esseri viventi in dei truculenti orrori e indovinate un po' a chi tocca rimettere le cose a posto? Si, mi sono risvegliato in un laboratorio con dei poteri sovraumani ed il soprannome “Beyonders”. Insomma, come in un classico venerdì sera post cena.
Tuttavia sono contento di aver potuto creare il mio alter-ego in ogni suo singolo dettaglio attraverso l’editor di gioco, visto il recente andazzo di preconfezionare eroi con abilità specifiche, cosa che personalmente detesto.
Ho scelto fin da subito un server PvE dove ho gettato letteralmente le prime fondamenta di quella che sarebbe poi diventata la mia ossessione, fino al momento in cui vi sto scrivendo queste righe. Crearmi uno spazio su un server PvP avrebbe, possibilmente, rovinato il mood disteso con il quale ho affrontato Once Human nelle mie modeste 60 ore di gioco. Che nessuno si azzardi a toccare o distruggere la mia base, questo non è Rust.
Qualche riga più su, quando vi parlavo di un gioco “veloce” mi riferivo alla facilità e generosità con la quale Once Human consente di creare strutture di ogni sorta, nonché di raccogliere abbondanti risorse senza troppi sforzi. Quest’ultime possono successivamente essere lavorate in appositi banchi da lavoro per la realizzazione di armi, armature, consumabili, decorazioni, strutture ed oggetti utili al sostentamento della base e del giocatore.
Un ulteriore aspetto divertente del base-building di Once Human riguarda la possibilità di salvare le proprie creazioni come blueprint e riprodurle in un qualsiasi altro punto della mappa, senza costi aggiuntivi in termini di risorse. L’importante è trovare un’area edificabile non occupata da altri giocatori.
Persino l’aspetto survival non è così frustrante in quanto cibo ed acqua, praticamente, non scarseggiano mai; ciò nonostante, può essere utile cucinare pietanze diverse per ottenere bonus ed effetti di stato vantaggiosi per le fasi esplorative e di combattimento.
Scandagliare in lungo e in largo la vastissima mappa di Once Human è una delle mie attività preferite, specialmente se in gruppo insieme ad altri amici online. Il mondo di gioco offre una generosa mole di attività da svolgere oltre alle classiche missioni principali e secondarie, queste spaziano dall’attivazione dei “Rift” che richiedono lo sgombero di una precisa zona dalle minacce presenti e recuperare delle casse dal succoso loot, ai classici dungeon fino ad arrivare ad eventi randomici quali battaglie epiche contro gargantureschi boss oppure il respingimento di orde nemiche.
L’essere premiato adeguatamente, nonché costantemente, a seguito dei progressi fatti mi ha certamente spinto a continuare questa avventura ed alzare maggiormente l’asticella della difficoltà generale. Per arrivare a ciò è stato necessario creare progressivamente armi ed equipaggiamenti di livello superiore, come pure avanzare speditamente tra i vari nodi collocati all’interno dei tre principali alberi delle abilità del personaggio.
Ammetto inoltre di essere divertito dalla leggerezza del gunplay di Once Human, non è necessario avere particolari doti per colpire un nemico dalla distanza con un fucile da cecchino ma ciò nonostante è alquanto indispensabile migliorarlo e renderlo più efficiente grazie all’investimento di risorse in un apposito banco da lavoro. Tenete a mente che il gioco offre armi per tutti i gusti e stili di gioco, alcune in grado di incendiare i nemici, folgorarli, danneggiarli maggiormente nei punti deboli o addirittura congelarli.
A quanto detto bisogna poi aggiungere anche le cosiddette “Deviations”, sostanzialmente delle creature di varie forme e grandezze da catturare (si, come i Pokemon) e portare con sé in battaglia come aiuto supplementare; queste possono anche essere impiegate nella propria base per il recupero e la creazione di risorse.
Il rovescio della medaglia, malgrado la discreta varietà di nemici, è un’intelligenza artificiale decisamente sotto la media, soprattutto per ciò che concerne le boss fight dove il giocatore ha quasi sempre la meglio trovando il giusto riparo dal quale contrattaccare.
Non rimango sorpreso del fatto che Once Human mi rievochi diverse esperienze videoludiche passate, ciò che realmente mi cattura è come ci sia riuscito, ovvero non eccellendo in ognuno dei suoi aspetti che sia del gameplay o tecnico. Perché, diciamocelo pure, anche le animazioni così come la qualità generale dei modelli e delle texture non è di certo al passo con i tempi ma nel complesso si riesce comunque ad apprezzarla.
Sarà probabilmente la quasi totale assenza di quel sentimento di frustrazione che spesso mi attanaglia giocando agli MMORPG, quell’inadeguatezza nel raggiungere un obiettivo se non spendendoci gran parte delle mie già risicate ore libere. E per completezza d’informazione, Once Human è gradevole anche se giocato in solitaria.
Forse è anche la sua ambientazione post-apocalittica a ricordarmi talvolta The Division, altre Death Stranding e The Last of Us. Nella mia fervida immaginazione sono persino riuscito a trovare un collegamento a Twin Peaks, subito dopo aver visto una sala con il pavimento a scacchiera e delle lunghe tende rosse. Ho esagerato, lo so.
Probabilmente è pure la sua natura free-to-play in cui lo shop ed il Battle Pass offrono soltanto cosmetici e skin esclusive, nonchè risorse che non agevolano in alcun modo i giocatori che decidono di mettere le mani al portafoglio.
Non è decisamente un MMORPG perfetto, può disorientare con la sua interfaccia ingombrante ed i suoi menù poco intuitivi, ma diverte e cattura senza impegno, sia che siate lupi solitari o siate pronti a fondare un numeroso clan con i vostri amici.
Sono alquanto curioso di conoscere il futuro di questo progetto superato il periodo estivo. Quel che è certo è che il gioco proseguirà a stagioni nelle quali avverranno dei wipe ai server, per fare spazio a nuovi contenuti a tema specifico; ma niente paura, i vostri progressi nella trama e nelle abilità, i blueprints e l’aspetto del vostro personaggio rimarranno intatti.
Nel frattempo, tra un salto in spiaggia ed una passeggiata tra i boschi, concedetevi un po' di relax anche nel mondo gratuito di Once Human. Potrebbe interessarvi.