Sapevate che il primo trailer di The Alters venne mostrato al pubblico esattamente due anni fa? Scoprirlo è stata una sorpresa anche per me.
I ragazzi di 11 bit studios, software house polacca che ci ha regalato delle grandi emozioni con This War of Mine e Frostpunk, ha recentemente rilasciato su Steam una demo della sua nuova proprietà intellettuale chiamata The Alters.
Se non siete avvezzi ai titoli dello studio in questione, sappiate che hanno sempre una caratteristica cardine in comune: le scelte morali, che nel caso di The Alters vanno a mescolarsi con il genere survival/strategico.
Il protagonista del gioco, Jan Dolski, è rimasto intrappolato su un pianeta segnato dall’arrivo inevitabile di una radiazione solare talmente forte da distruggere tutto ciò che si trova sulla sua superficie. Proprio per questo motivo Jan dovrà esplorare, raccogliere risorse e riattivare la base mobile della compagnia mineraria per la quale lavora, spostandola costantemente in luoghi più sicuri e ampliandola attraverso moduli di varia utilità.
Nelle fasi esplorative, ovvero quando ho preso il controllo di Jan per raccogliere le primissime risorse, la telecamera era in terza persona e ciò mi ha permesso di osservare meglio l’area in cui mi trovavo; non era eccessivamente vasta e determinati ostacoli erano impossibili da saltare, tuttavia il mondo di gioco è ben dettagliato e disseminato di arrampicate e scorciatoie.
I minerali e la materia organica reperibile sulla superficie del pianeta possono essere raccolti sul momento fino all’esaurimento del giacimento in cui si trovano oppure, nel caso di una concentrazione piuttosto importante, si possono impiegare dei macchinari specifici simili a dei classici banchi di lavoro, creati ad-hoc nella stampante 3D della base mobile.
Ho scoperto sulla pelle di Jan che lavorare oltre la soglia di stanchezza, evidenziata da una barra colorata in un angolo dello schermo, comporta un’ovvia condizione di sfinimento ed in base alla mia personalissima esperienza non sembra per niente conveniente giungere a tal punto con una tempesta radioattiva in arrivo.
Stress, fame, capacità di carico dell’inventario, radiazioni, temperatura, sono tutti fattori che bisogna ben tenere sott’occhio quando si tocca terra; dimenticatevi di poter raccogliere o creare incessantemente risorse senza delle conseguenze che vi mettano a rischio game over, Jan è un essere umano con tutte le capacità ed i limiti di un corpo mortale.
Proprio grazie a questo aspetto The Alters acquisisce un fascino unico ed originale, sebbene sia chiaro l’obiettivo del protagonista che è quello di fuggire al più presto da quel pianeta ostile, è altrettanto lampante l’impossibilità di riuscirci da solo.
La base è sostanzialmente una gigantesca ruota composta da più settori costruiti e posizionati a piacimento dal giocatore in stile Fallout Shelter, al suo interno la visuale si pone lateralmente ed il protagonista può muoversi liberamente tra le sue stanze ed i diversi livelli.
Tuttavia una di queste stanze include un macchinario il cui compito è piuttosto importante, vale a dire analizzare il DNA di Jan e clonarlo. Ecco il punto esatto in cui The Alters mi ha davvero stupito e adesso vi chiederete cosa c’è di così entusiasmante in questo peculiare elemento di gioco; la risposta risiede come sempre nei dettagli.
I momenti cardine della vita di Jan sono legati tra loro come una corda dalla quale è possibile separare un filo in un punto specifico, proprio su quest’ultimo è attuabile la creazione e l’innesto di nuovi eventi.
Il protagonista funge da matrice per le sue “alternative”, ciò che desta enorme curiosità è comprendere come questo sarebbe diventato se, ad esempio, ad un certo punto della sua vita avesse scelto di studiare medicina, perso l’uso di un arto per via di un incidente, fosse diventato padre oppure uno spietato assassino.
Adesso è chiaro comprendere come ogni clone possa essere simile a Jan nell’aspetto e nei ricordi ma soltanto fino al punto di svolta, lì dove il bivio ha poi generato un carattere e delle abilità differenti.
Queste diversità devono essere sfruttate e canalizzate verso l’obiettivo finale di cui vi parlavo qualche riga sopra, cercando al contempo di mantenere all’interno della base un equilibrio sociale tale da poter essere tutti efficienti nel proprio ruolo. Perché gli “alters” interagiscono tra di loro e con il giocatore manifestandogli le proprie paure, la rabbia, il senso di inadeguatezza, l’astio verso qualcosa o qualcuno.
Sono eccessivamente curioso di scoprirne di più sul concept di The Alters, la versione demo provata mi ha francamente lasciato sulle spine ed alcuni quesiti non hanno ancora trovato risposta; tra questi la gestione dei cloni all’interno della base ed al di fuori di questa, le differenze tra i vari biomi esplorabili del pianeta, il livello di rigiocabilità del titolo stesso, una possibile localizzazione in lingua italiana.
Ho apprezzato lo stile moderno ed intuitivo dei menu e dell’interfaccia di gioco, nella quale ogni informazione trova elegantemente il suo posto senza mai risultare invasiva. Al momento non posso dire lo stesso, invece, di alcune animazioni durante le fasi esplorative come ad esempio quella dell’arrampicata e della corsa.
Tuttavia questi sono soltanto granelli di fronte ad una montagna di scelte e conseguenze narrative, senza considerare tutti gli altri importanti elementi che arricchiscono il gameplay di The Alters e lo rendono senza dubbio alcuno uno dei progetti più intriganti dell’anno corrente.