Nel vasto universo dei videogiochi di rapine, c'è un nome che risuona come un'autorità indiscussa: Payday. Dopo una lunga attesa, il terzo capitolo di questa serie tanto amata è finalmente tra noi. Payday 3, sviluppato da Starbreeze Studios, invita nuovamente i giocatori nel mondo sotterraneo del crimine organizzato, offrendogli l'opportunità di diventare criminali abili e astuti in un'esperienza che mette alla prova persino chi gode di nervi d'acciaio.
Sarà in grado di mantenere il suo status di re delle rapine virtuali?
Siamo tutti d’accordo nell’affermare che i protagonisti di Payday non sono degli stinchi di santo e, successivamente alle vicende del secondo capitolo, Dallas, Wolf, Chains, Hoxton e le due new entry Joy e Pearl sono riusciti a sfuggire ad un attentato alle loro vite, quale conseguenza diretta delle loro azioni contro persone alquanto potenti. Adesso, facendo nuova base a New York, i suddetti criminali si riuniscono per scoprire chi ha mosso i fili di questo attacco e contestualmente intascare qualche dollaro.
Le principali meccaniche di Payday 3 differiscono di poco da quelle dei predecessori, permettendo ai giocatori di approcciare le missioni (otto in totale) sia furtivamente che ad armi spianate.
La fase di studio degli ambienti è certamente la parte che rende più giustizia al nuovo prodotto di Starbreeze, nella quale si cerca una possibile falla nella sicurezza per poter arrivare al succoso bottino senza dover ricorrere alla forza bruta né quantomeno indossare la maschera.
Sebbene le dinamiche stealth siano semplificate, specialmente alle prime due difficoltà di gioco, non lo è altrettanto rubare le tessere magnetiche necessarie ad accedere alle zone riservate, hackerare le telecamere di sicurezza oppure trovare password e terminali privati senza dare nell’occhio delle guardie o dei civili.
Qualora tutto ciò non fosse possibile bisognerà prepararsi all’assalto della polizia la quale, man mano che scorrerà il tempo, invierà ondate sempre più cospicue supportate da unità speciali come gli “zapper”, equipaggiati con i taser, i juggernaut o addirittura velocissimi soldati-ninja.
Il gunplay è anch’esso rimasto positivamente vincolato al passato con le armi che rispondono in maniera diversa rispetto alla loro tipologia ed alle modifiche installate; manca di proposito un sistema di copertura che è sostituito dall’accovacciamento ed in più il protagonista sembra muoversi più agilmente nell’ambiente che lo circonda.
Tra un’offensiva e l’altra da parte della polizia, i giocatori possono scambiare gli ostaggi precedentemente legati (le fascette sono infinite stavolta ndr) in cambio di qualche secondo in più per rifiatare ed elaborare meglio la propria fuga.
Anche l’intelligenza artificiale delle guardie e degli NPC ha subito un lieve aggiornamento, che ha reso il loro comportamento più credibile specialmente se sospetti della presenza del giocatore in un aree privata. Tuttavia non capita raramente di vedere compagni di squadra e polizia, guidati dalla CPU, rimanere fermi come delle statue sotto i colpi nemici.
In questi ultimi giorni, una delle più dibattute caratteristiche di Payday 3 è certamente il sistema di progressione il quale consente di guadagnare punti esperienza, quindi di sbloccare equipaggiamenti ed abilità, soltanto portando a compimento determinate sfide. Si, avete capito bene.
Per assurdo è possibile avviare una rapina al massimo della difficoltà utilizzando l’arma che si vuole fare aumentare di livello, ma se le uccisioni non avvengono nel modo specificatamente richiesto dal gioco allora non vengono contate. Quanto appena detto crea due effettivi problemi: avviare una missione con sconosciuti rischia di essere un’esperienza fallimentare, in quanto senza una reale coordinazione vocale ognuno seguirà i propri obiettivi gettando nel caos gli altri membri della gang. Il secondo punto è che Payday 3, date le risorse iniziali estremamente risicate messe a disposizione per il player, favorisce il grinding sfrenato.
A tutto questo bisogna aggiungere la scelta poco sensata, a nostro modo di vedere, dell’always online; che giochiate da soli con i bot, in pubblica oppure in compagnia dei vostri amici online Payday 3 vi inserirà comunque in un tedioso matchmaking.
Sotto il profilo tecnico vi è un evidente miglioramento visivo rispetto al passato, per quanto non comprendiamo a pieno l’utilizzo dell’Unreal Engine 4 e non della versione più recente, la quale avrebbe permesso un salto di qualità decisamente più ampio. Apprezzabile anche il level-design dei singoli stage, che presentano però asset grafici ormai di un’altra generazione; lo stesso vale per i modelli poligonali degli NPC e delle loro animazioni.
Abbiamo riscontrato, nella versione PC da noi giocata, diversi problemi di stuttering ed FPS altalenanti nonostante rientrassimo abbondantemente nei requisiti consigliati.
Il comparto sonoro vanta di effetti realistici e di recitazioni credibili e sempre in linea con ciò che accade sullo schermo.
Payday 3 soffre di scelte di sviluppo azzardate, come la progressione di gioco grindosa e l’always online, inoltre speravamo di vedere più missioni ed una concreta differenza, soprattutto in termini di abilità, nel vestirsi nei panni di un criminale piuttosto che di un altro.
Tuttavia, se si riescono a superare questi scalini, il gioco offre un’esperienza divertente soprattutto se affrontata in maniera silenziosa ed in compagnia di qualche amico in carne ed ossa.
Il prezzo giustifica in parte il prodotto finale, circa 39.99 euro, ma sappiate che potete averlo gratuitamente abbonandovi a Xbox Game Pass.
Il crimine non paga? Quello virtuale di Payday 3 si.