Se aveste la possibilità di creare un vostro culto, sareste una guida dispotica o misericordiosa?
E’ semplice lasciarsi ingannare dall’aspetto cartoonesco di Cult of the Lamb, la realtà creata dai ragazzi di Massive Monsters è invece tenebrosa e non disprezza l’ironia sulla religione.
La storyline di Cult of the Lamb prende forma con la morte cruenta del nostro agnello protagonista per mano del Vecchio Culto; quest’ultimo, capeggiato dagli Arcivescovi, sacrifica le proprie vittime per mantenere vivo il suo potere ed impedire la liberazione di un’entità chiamata The One Who Waits.
Tale enigmatica figura riesce comunque a farsi raggiungere dal protagonista ed a proporgli una seconda opportunità di vita in cambio della fondazione di un culto per lui: il fine ultimo diventa così più chiaro, ovvero sovvertire l’autorità degli Arcivescovi.
Cult of the Lamb è un roguelite gestionale che ricorda a grandi linee titoli come The Binding of Isaac ed Hades, proponendo un’esperienza dalle meccaniche tutt’altro che hardcore e certamente in grado di mantenere alta l’attenzione del giocatore fino all’epilogo.
Costruire e mantenere la propria setta non è semplicissimo, ovviamente occorrono manovalanza, strutture, risorse, cibo, igiene, regole e tanta devozione per accedere ai progetti più avanzati e redditizi oltre che a potenziamenti a scelta per il protagonista.
Un adepto fedele e con la pancia piena ha molta meno probabilità di generare malcontento e soprattutto dissidenza, la vera nemica di qualsiasi culto.
Ecco perché una volta al giorno occorre tenere dei sermoni e, se possibile, indottrinare i seguaci a nuove regole di vita che ergeranno il leader a tiranno oppure ad anima caritatevole.
E’ quindi possibile eseguire un vero e proprio lavaggio del cervello sui propri adepti per mantenere la loro lealtà al massimo per tre giorni di seguito, resuscitare un fratello caduto o sacrificarne uno “scomodo” alla setta, chiedere delle generose donazioni in denaro e così via. A prescindere dalle scelte effettuate dal giocatore nella fase di gestione del culto, è importante sapere che ogni singolo seguace ha dei tratti specifici che ne influenzeranno il comportamento all’interno del gruppo, il modo in cui opererà in questo ed anche come si relazionerà con gli altri membri.
Quando si ha la parvenza che tutto all’interno della base creata vada a gonfie vele, è tempo di esplorare i dungeon generati proceduralmente; questi si contraddistinguono tra loro per il bioma ed i vari predatori che tentano in tutti i modi di arrestare il cammino del protagonista verso l’ultima stanza dove, generalmente, risiede il boss.
I reami sono quindi composti da più aree contrassegnate da un’icona ad indicarne il contenuto e spetta al giocatore scegliere in quale direzione procedere in base anche alle necessità/urgenze: soldi, armi, adepti, materiali, punti salute, etc..
Il combat-system prevede l’uso di un’arma corpo a corpo che dispone di due statistiche (quali attacco e velocità), di una maledizione - che può essere caricata per un maggiore danno a distanza - e della schivata.
Tra le varie stanze dei dungeon vi è quasi sempre la possibilità di pescare dei tarocchi per riceverne dei bonus casuali a svantaggio dei nemici, in altre aree invece vi è la probabilità di trovare nuove armi e maledizioni più o meno utili a seconda delle circostanze.
Essendo tutto affidato al caso è giusto sapere che le cure, alle volte, sono difficili da reperire e che bisogna fare affidamento alla propria reattività nel controllo del protagonista per evitare gli attacchi nemici ed il conseguente fallimento della crociata con tanto di perdita di parte delle risorse raccolte.
Non possiamo negarlo, la direzione artistica di Cult of the Lamb è ciò che a primo impatto ci ha catturato più di qualsiasi altro elemento.
Il mondo di gioco è ricco di colori e dettagli, per di più presenta uno stile unico che ha il compito di confondere il giocatore ponendolo di fronte ad un panorama quasi fiabesco ma al contempo in netto contrasto con la serietà degli argomenti trattati. Questa contrapposizione la si nota anche nel comparto sonoro che accompagna allegramente le sessioni gestionali del villaggio per poi trasformarsi in ritmi più vivaci nelle fasi esplorative dei dungeon. Testi e menù di gioco sono in lingua originale inglese.
Nella versione PC da noi sperimentata abbiamo riscontrato rari bug tecnici che ci hanno costretti a riavviare la partita dal menù principale, con le ultime patch sembrerebbe che questi siano stati in parte risolti.
Cult of the Lamb si è rivelato un titolo capace di sorprenderci in ogni suo singola componente. Gestire un culto, badando ad ogni singola necessità ci ha tenuti impegnati a lungo senza mai stancarci, grazie anche ad eventi randomici che, non di rado, interessavano tutti i membri o una fetta di questi.
La parte roguelite del titolo è altresì ben strutturata ed offre un discreto livello di sfida senza mai essere frustrante e poco adatto a chi si avvicina al genere per la prima volta.
Se siete dei content creator sappiate che la versione PC integra un’estensione che vi consentirà di interagire attivamente con la vostra chat di Twitch; gli spettatori potranno entrare a far parte del vostro culto, donare i loro punti canale per gradevoli ricompense ingame e votare le sorti delle vostre crociate.
Imperdibile!