Cosa accadrebbe se si unissero Minecraft e Terraria ad un film ambientato nello spazio? La risposta arriva dai ragazzi di Chucklefish Games e prende il nome di Starbound! La versione beta, disponibile sul marketplace di Steam, è già qualcosa di stupefacente. Ma cos’è esattamente Starbound?
Parliamo di un titolo sandbox 2D dove tutto viene generato proceduralmente, ergo in maniera del tutto random. L’avventura in questo universo ipergalattico inizia con la creazione del personaggio e la sua personalizzazione: capelli, portamento, vestiti, colori e, non meno importante, la razza. In Starbound sono attualmente presenti sei razze, diverse tra loro non solo esteticamente ma anche nelle abilità primarie e nei set di armature equipaggiabili. Dato un nome e delle sembianze all’esploratore, si viene teletrasportati sulla personale navicella spaziale; si tratta dell’unico luogo sicuro di Starbound (anch’esso personalizzabile), oltre ad essere il mezzo con il quale ci si sposta da un pianeta/sistema all’altro.
Delle piccole missioni introducono il giocatore all’elaborato sistema di crafting, elaborato per via dell’ingente mole di oggetti che è possibile costruire! Inizialmente si procede con un “banco degli attrezzi” per dare poi il via libera ad incudini, filatoi, fornaci: questi sono soltanto i mezzi con i quali produrrete le tante armature, armi e oggetti per l’arredo.
L’avventura vera e propria inizia non appena si mette piede sulla superficie dei pianeti. Attraverso il navigatore dell’astronave è possibile inserire delle coordinate specifiche o viaggiare random verso una qualsiasi meta. Ovviamente, per via di quanto scritto sopra, ogni pianeta ha tipici materiali, vegetazioni, abitanti e mostri più o meno ostili, condizioni climatiche e temperature, gravità (più o meno accentuata). Insomma, ogni viaggio è una vera sorpresa e non vi capiterà mai di vedere o scoprire i segreti di un luogo in un altro sistema.
Scavare sulla superficie, infatti, non è utile soltanto alla raccolta di materiali e minerali occorrenti al crafting ma vi aiuterà a raggiungere dungeon segreti, luoghi in cui gli npc non sono sempre amichevoli ma nascondono tesori preziosi. L’esplorazione profonda dei pianeti porta quasi sempre alla scoperta di oggetti strambi ma anche di utili potenziamenti da equipaggiare chiamati “Tech”. Di questi fanno parte il doppio salto, il super sprint, il neutralizzatore di gravità, il teletrasporto, etc.. Alle volte può capitare di imbattersi in vere e proprie città dove gli npc vivono la loro vita in totale tranquillità e spensieratezza. Ogni qual volta si sbarca in un nuovo luogo bisogna, tuttavia, tenere sempre a bada tre parametri: fame, freddo, ossigeno. Il primo è soddisfabile attraverso la caccia dato che i mostri hanno una certa probabilità di droppare sia carne cruda (da cucinare al fuoco) sia “Pixels”, ovvero la moneta di gioco. Il freddo e l’ossigeno invece si combattono rispettivamente stando vicino ad una fonte di calore (ma dai?!) ed attraverso un dispositivo craftabile ed equipaggiabile sulle spalle dell’esploratore.
Quando non si ha dove mettere tutta la roba raccattata a destra ed a manca, allora è giunto il momento di metterla in bella mostra in una base operativa; per costruirla serve soltanto tanta fantasia e materiali a piacimento!
Vagare per i pianeti è divertente e se fatto in compagnia di altri giocatori lo è ancora di più! Dal menù principale si può scegliere se giocare in modalità singolo o multiplayer partecipando ad una sessione già aperta (conoscendone indirizzo ip) oppure ospitarne una sul proprio pc.
La grafica pixellosa e coloratissima di Starbound vanta anche di un piacevole sistema di illuminazione. Un occhio di riguardo è stato dato anche alla fisica dei liquidi come l’acqua e la lava: entrambe si spostano credibilmente in base ai dislivelli del terreno. Armoniche e rilassanti le melodie che accompagnano le lunghe fasi esplorative. Non abbiamo riscontrato bug rilevanti ma piuttosto qualche mancanza che verrà sicuramente introdotta nelle prossime patch. Una tra tutte è il respawn sui pianeti; al momento, infatti, si viene teletrasportati in un unico (prefissato) punto del pianeta, costringendo il giocatore a doversi spostare a piedi nel punto d’interesse. Inoltre, sarebbe bello poter personalizzare la propria navicella anche esteticamente, aggiungendovi blocchi addizionali, ed aumentarne di conseguenza la stazza.
Starbound, nonostante sia ancora in una fase di testing ha tutte le carte in regola per essere uno dei migliori sandbox sul mercato. Se vi state ancora domandando se vale la pena acquistarlo in questa fase, la risposta è indubbiamente...sì!