Quando si parla di calcio, sono due i titoli che nel mondo videoludico vengono in mente, ovvero FIFA e Pro Evolution Soccer.
Questi colossi da decenni si danno battaglia a colpi di grafica, giocabilità, licenze sportive, e se da un lato questa rivalità ha spronato le due case produttrici, Electronic Arts Sports e Konami, a migliorarsi per stare sempre un passo avanti alla diretta concorrente, dall’altro oggi il meccanismo sembra iniziare a scricchiolare, dando segni di cedimento anche abbastanza evidenti, dove il successo di uno dei due va quasi sempre a discapito dell’altro, perché ormai si è raggiunto il punto in cui dopo anni di miglioramenti ci si può solo danneggiare, con il rischio di fornire al pubblico un prodotto che, per quanto avanzato, non risulti mai completo al 100%.
Ma partendo dagli albori di questa sfida e basandomi sulla mia esperienza personale, c’era una volta un videogioco chiamato Fifa 98, o se preferite Fifa: Road to World Cup 98, dove milioni di giocatori in tutto il mondo potevano divertirsi vivendo l’esperienza di partecipare ai mondiali di calcio che quell’anno si sarebbero tenuti in Francia, oltre al cimentarsi nei maggiori campionati nazionali del panorama europeo e mondiale.
Ora, non era quello il primo titolo della serie, ma possiamo affermare senza alcun dubbio che abbia fatto la storia in quel campo, con una modalità di gioco davvero interessante rispetto ai predecessori, il tutto condito da telecronache ufficiali, pubblico da stadio, tabelloni degli incontri ben organizzati, insomma il necessario per rendere più realistica possibile quella stagione, insieme a una colonna sonora davvero notevole.
Ad oggi possiamo affermare che Fifa 98 rimane uno dei titoli più amati, io stesso conservo bei ricordi di quel gioco che mi aveva introdotto così bene nella versione in realtà virtuale di quella che da bambino era la mia più grande passione, e andando avanti le cose non cambiarono almeno per qualche anno, dati i successivi Fifa 99, che presentava una modalità di gioco del tutto nuova, fino ad arrivare al famoso Fifa 2000, un titolo che trovai davvero entusiasmante (per l’epoca) con opzioni e giocabilità emozionanti, una colonna sonora di tutto rispetto e tanti altri elementi che però lasciavano intendere si fosse giunti al punto di massimo sviluppo della serie.
E infatti i prodotti che seguirono confermarono questa ipotesi, dato che sembravano uno la copia sputata dell’altro, e fu così fino ai primi anni del nuovo millennio, quando furono inserite le prime modalità da allenatore, così da aggiungere un po’ di pepe a tutta la faccenda, ma i risultati non furono subito quelli sperati, anche perché nel frattempo la concorrenza si stava facendo avanti.
Infatti, parallelamente al lavoro di Electronic Arts, arrivava una nuova realtà videoludica nel panorama calcistico, nata anche questa verso la fine degli anni ’80 ed esplosa definitivamente a cavallo fra i ’90 e i 2000, con una modalità di gioco molto fluida, in grado di rendere più verosimili non solo le azioni in partita, ma anche i movimenti dei giocatori, nonché il controllo del pallone, con un’interazione col campo da gioco che facevano brillare gli occhi a chi iniziava a trovare troppo schematici e prevedibili i movimenti di Fifa, e questa rivoluzione portava in nome di Pro Evolution Soccer.
Conosciuto inizialmente dal grande pubblico come Winning Eleven, prodotto diffusosi in Asia e America prima di approdare definitivamente in Europa, con la casa produttrice Konami che dovette affrontare non poche grane, fra cambio di nomi e divergenze interne, all’inizio del nuovo millennio venne fatta la scelta definitiva di passare a PES. Con il nuovo motore grafico, la grande giocabilità molto più realistica rispetto ai rivali, mantenne inizialmente il primato sul mercato soprattutto grazie ai titoli 5 e 6 del gioco, considerati fra i più riusciti della serie.
Tutti lati positivi ai quali si contrapponeva il problema delle licenze, argomento andato avanti nel tempo e che ancora oggi crea non poche difficoltà di immagine alle due case videoludiche.
Ricordo le sfide con gli amici insieme ai quali per anni abbiamo trovato il prodotto di Konami decisamente superiore, basti pensare ad esempio alla reattività dei portieri, a differenza di quelli di Fifa che ormai bloccavano con una facilità estrema anche i tiri da centrocampo, oppure al controllo palla dei giocatori non sempre impeccabile, tenendo conto sia del rimbalzo che del terreno di gioco, con passaggi e tiri che dovevano essere calibrati per bene o si rischiava di sbagliare anche le più semplici azioni di gioco.
Nonostante ciò, le grane per la Konami iniziarono con il passaggio alla nuova generazione di console, dove invece Electronic Arts riuscì a rilanciarsi colmando quel gap di realismo che mancava, per un ritrovato stile di gioco molto più dinamico e al passo coi tempi, mentre dall’altra parte un ulteriore nuovo motore grafico non aiutò a fare la differenza.
Successivamente, in dieci anni determinati dalla continua sfida per il miglior gameplay e per i diritti, Konami si ritrovò a passare dall’avere quelli per La Champions e l’Europa League a perderli in favore di EA Sports, dando la sensazione di non riuscire più a tenere la scia dei rivali, i quali intanto stavano crescendo riprendendosi la fetta più consistente del mercato.
Da notare le diverse opzioni di gioco, dal The Journey di Fifa, dove possiamo essere il giovane Alex Hunter e vivere un’avventura che ci permetterà di crescere nei grandi campionati, al Diventa un Mito di PES, dove possiamo costruire la nostra carriera personale, a discapito di una storia molto meno coinvolgente.
Senza dimenticare che la contrapposizione maggiore avviene tutt’oggi fra la modalità Ultimate Team di Fifa e la controparte MyClub, che porta finalmente Konami al passo con le nuove generazioni per quanto riguarda l’online.
Ed è qui che, dopo tutto questo tempo, arriviamo a quello che sembra essere un ritorno in grande stile ma che ben presto si rivelerà un semplice colpo di coda, PES 2020, il primo a riportare il prefisso eFootball.
Inizialmente rivoluzionario in poco tempo riconquista una gran parte del pubblico che iniziava a stancarsi degli ultimi capitoli di Fifa ritenuti troppo simili l’uno all’altro (un nuovo punto di arrivo al quale la modalità Fifa Street non sembra bastare), ciliegina sulla torta è l’acquisizione dei diritti della Juventus, prima squadra italiana, lasciando ai rivali le briciole di un semplice “Piemonte Calcio”, mentre vanno a chiudere il pacchetto un gameplay decisamente migliorato che sembra rievocare i gloriosi tempi passati.
Ma trascorso l’anno del possibile rilancio sono iniziate una serie di problematiche e contraddizioni che hanno portato la casa videoludica a perdere notevoli punti di credibilità.
Già per quanto riguarda il capitolo successivo, PES 2021 è stato rappresentato da un semplice upgrade della stagione precedente per quella successiva, rimarcando già quella selezione che di lì a poco avrebbe portato a una giocabilità esclusiva solo di alcune squadre sotto contratto con la Konami.
Ed ecco che si arriva all’ultimo lavoro, dal titolo definitivo eFootball 2022, palesandosi come quello che sembra essere un vero e proprio canto del cigno. Prodotto gratuito, tranne per qualche pacchetto esclusivo, questo gioco segna il passaggio definitivo alla modalità di gioco in sfide online, con ormai la maggior parte delle licenze perse, eccezione fatta per alcune squadre con cui divertirsi in gare amichevoli. La modalità MyClub è sempre attiva ma presenta numerose lacune e ritardi degli aggiornamenti, con il Premium Player Pack acquistato da molti utenti e mai sbloccato.
Fermo all’aggiornamento 0.9.1. rilasciato a inizio novembre, la versione definitiva di quella che ad oggi sembra più una Demo che un gioco vero e proprio slitterà alla primavera del 2022, subendo un ulteriore ritardo senza un’adeguata spiegazione, mettendo a dura prova la pazienza di quei fedelissimi che ancora oggi vogliono dargli una chance nonostante i lunghi tempi di attesa, ma che malgrado questo dovranno aspettare a quando la stagione calcistica sarà quasi terminata, con il rimborso di un DLC da 40€ come tappabuchi momentaneo.
Per concludere, come ho affermato all’inizio la concorrenza fa bene al mercato e alle aziende ma dopo tutto questo tempo forse abbiamo un vincitore, perché quello che un videogiocatore desidera (a tutte le età) è immergersi in una realtà alternativa sempre più verosimile, ma vuole anche rispetto e considerazione quando dà fiducia a un titolo spendendoci sopra.
E se Fifa 22 si è rifatto sotto con la nuova HyperMotion Technology, una vera rivoluzione per le console di nuova generazione, dall’altra parte una volta scadute le ultime licenze forse qualcuno dovrà avere il coraggio di mettere mano a una storia che ormai da anni fa fatica a restare in piedi, con il rischio che questo possa voler dire anche mettere la parola fine.