La serie di Resident Evil ci ha affascinato ed incusso terrore per ben 25 anni riuscendo sempre a custodire il suo posto d’onore tra i rinomati del genere survival-horror. Un’impresa tanto duratura quanto complicata nelle scelte affrontate da Capcom, specialmente quando ci si riferisce al settimo capitolo ed all’ultimo che a breve analizzeremo: Resident Evil: Village. Entrambi i titoli rappresentano un evidente cambio di rotta rispetto ai grandi classici della serie Resident Evil mediante la creazione di nuovi protagonisti, nuove minacce, nuove meccaniche di gioco ed una nuova storia che riesce a saldarsi, senza troppe difficoltà, al canovaccio principale.
Tutte queste scelte sono state a nostra opinione un enorme rischio che, in quanto giocatori, abbiamo deciso di accettare ed assecondare senza porci troppe domande, spinti dalla curiosità di vedere qualcosa di nuovo e di viverlo letteralmente in prima persona.
Ed eccoci qui, ancora una volta nei panni di Ethan Winters in uno sperduto villaggio dell’est alla ricerca di sua figlia Rosemary e della moglie Mia, un’intera famiglia trascinata in un nuovo incubo nientemeno che da Chris Redfield, a pochi anni di distanza dagli avvenimenti di casa Baker nel Mississippi; ma a quale scopo? Perché violare così all’improvviso la quiete familiare dei Winters?
Lasceremo a voi il piacere di rispondere a questi interrogativi assicurandovi che la trama di Resident Evil: Village è ricca di colpi di scena e viaggia spedita per poco più di dieci ore fino alla sua conclusione.
Questo ottavo capitolo è anche il più “aperto” per ciò che concerne la conformazione della mappa, di fatto il villaggio è l’epicentro dal quale partire verso le molteplici destinazioni ed è possibile perdersi tra le sue strade senza limitazioni alcune se non quelle imposte dagli enigmi o da porte e cancelli chiusi da determinate tipologie di chiave. Quindi, vi capiterà più di una volta di ritornare sui vostri passi per sbloccare una serratura precedentemente inaccessibile e raggiungere così un tesoro nascosto, delle munizioni, dell’erba medica, una nuova arma ed anche dei mini-boss opzionali; i giocatori più completisti rimarranno sicuramente soddisfatti.
Le meccaniche di gioco sono pressocchè rimaste invariate rispetto al precedente capitolo fatta eccezione per l’aggiunta di alcuni automatismi in grado di migliorare la qualità dell’esperienza del giocatore, come scavalcare gli ostacoli o la rottura delle casse/vasi con la semplice pressione di un tasto.
Gli sviluppatori hanno tuttavia voluto riproporre qualcosa di già visto in Resident Evil 4 e che i fan della serie avevano apprezzato: il mercante. Quest’ultimo, chiamato il “Duca”, è uno strambo individuo che in cambio di “Lei” (la moneta di gioco) proporrà armi e relative migliorie per queste, medikit, munizioni e si, vi concederà anche i suoi fornelli da campo per ottenere dei bonus permanenti alla salute, alla stamina ed alla difesa fisica in cambio di carne o pesce cacciati in giro per il villaggio.
Persino l’inventario di Ethan è un forte richiamo al passato per via del suo sistema a griglia che consente al giocatore di ordinare e ruotare gli oggetti ed equipaggiamenti raccolti senza impedimenti, con l’eventualità di espanderlo dal Duca sotto un certo compenso in denaro.
Per ciò che riguarda il combattimento, il sistema di mira è volutamente impreciso. Ciò sia per simulare la tensione derivante dagli scontri sia al fine di sottolineare che Ethan è un comune civile e non un militare addestrato; questo piccolo dettaglio si rivela quanto più marcato quando si passa dai lenti riflessi dei non-morti ai più agili e scattanti lycan.
Gli scenografici scontri coi boss tuttavia ci sono risultati quasi tutti fin troppo semplici; è bastato davvero poco tempo per capirne il comportamento e sfruttarlo a nostro vantaggio. Persino gli enigmi, pilastri fondamentali della serie, ci sono sembrati per lo più elementari e talvolta ripetitivi; niente a che vedere con i rompicapo presenti nei primi capitoli.
Il RE Engine torna a dare il meglio di sé anche in questo ottavo capitolo con un framerate stabile per quasi tutto il corso dell’avventura, eccetto alcuni sporadici momenti in cui è stato necessario addirittura ricaricare l’ultimo salvataggio.
Il level design di Resident Evil: Village è qualcosa che va oltre il dettaglio maniacale degli ambienti, infatti ci si ritrova di fronte ad una ricercatezza nelle architetture che lascia letteralmente sbalorditi. I modelli di tutti i personaggi, nonché le loro movenze ed espressioni facciali, sono di prim’ordine e decisamente realistici: Lady Dimitrescu e figlie non saranno diventate famose per caso, no?
Luci ed effetti particellari mettono in risalto all’occhio del giocatore ogni singolo intaglio del legno, le linee marmoree delle statue, le decorazioni in rilievo sulle pareti; è quasi impossibile non soffermarsi anche per un istante ad ammirare cotanta bellezza e minuziosità.
Anche gli spazi più angusti, cupi e bui come i sotterranei del castello riescono a suscitare un senso di vaga claustrofobia e di angoscia, grazie anche ad un comporto sonoro che predilige l’uso delle cuffie per sopraffare il giocatore con rumori sinistri ed improvvisi così da mantenere sempre alta la tenzione.
Un’altra nota di merito và senza ombra di dubbio alle voci in lingua inglese dei protagonisti, singolari ed appropriate; sappiate che è possibile usufruire anche del doppiaggio in italiano.
Resident Evil: Village appare in equilibrio tra il survival-horror e l’action cercando di alternare queste due facce con il giusto ritmo ed in parte ci riesce.
Quanto appena detto e la sua natura “open-map” lo rendono meno terrificante rispetto al settimo capitolo ma non per questo meno accattivante per via dello scenario, degli intriganti protagonisti e di una storia che non lascia spazio a troppi tempi morti.
D’altro canto a perdere di mordente è una parte del cuore pulsante della produzione Capcom, ovvero la risoluzione degli enigmi. Persino i cinematografici boss-fight non sono riusciti a convincerci in quanto a difficoltà, oltre a non averci quasi mai suscitato un’emozione di paura al pari di quelli dei precedenti Resident Evil. Peccato.
Siamo certi che Resident Evil: Village riuscirà comunque a catturarvi davanti allo schermo per molte ore, anche per merito di una buona rigiocabilità e contenuti bonus da sbloccare man mano che si raggiungono i titoli di coda. Quanto vi spingerete oltre per cercare la vostra famiglia?