Quella che mi accingo a raccontarvi è la storia del mio rapporto con il roleplay all’interno dei server privati di Grand Theft Auto Online, la modalità multiplayer dell’omonimo titolo rilasciata il 1 ottobre di ben otto anni fa.
E’ un po' superfluo sottolineare l’enorme successo riscosso da GTA V in tutti questi anni, tenutosi in vita grazie a costanti aggiornamenti gratuiti e ad una fan base incredibilmente vasta; tuttavia, dal 2017 ad oggi è stata proprio la roleplay mod di FiveM a suscitare grande interesse nei giocatori di tutto il mondo.
Per tutti coloro che non fossero avvezzi a questo genere, immaginatevi GTA V come una seconda vita virtuale scandita da regole inviolabili predisposte per il quieto vivere, un luogo dove ogni azione ha effettivamente una conseguenza.
Detto ciò, comprenderete che in un server roleplay è assolutamente vietato uccidere per diletto gli altri giocatori a piedi oppure a bordo di un veicolo, non è ammissibile entrare in una centrale di polizia od in un ospedale senza un valido motivo, non si possono sfruttare le informazioni ricevute fuori dal gioco all’interno di questo per trarne un qualsivoglia vantaggio. Esattamente come nella realtà tutte le azioni considerate impossibili o sovraumane non sono tollerate, come ad esempio il gettarsi da un’altezza considerevole senza procurarsi alcuna lesione fisica o anche pretendere di riuscire a far fuori, in solitario, un congruo numero di agenti che in puntamento intimano di alzare le mani e di gettare l’arma.
Questi atteggiamenti vengono filtrati a monte attraverso la cosiddetta “whitelist”, la quale corrisponde a tutti gli effetti ad un vero e proprio colloquio con lo staff del server privato per comprovare la conoscenza delle regole da parte dell’aspirante nuovo cittadino; una volta ottenuto il lasciapassare, è possibile quindi iniziare una nuova vita.
Prima di intraprendere questo mio nuovo percorso videoludico ero un po' scettico sulla recitazione orale, le mie precedenti esperienze si basavano esclusivamente sul roleplay testuale ed inoltre, non tutti gli esempi che da tempo seguivo sui vari canali Twitch mi avevano convinto a pieno. Tuttavia, la testardaggine mi ha spinto a curiosare su uno dei server più conosciuti in Italia, con la convinzione di poterci trovare all’interno uno o più gruppi di giocatori capaci nel loro ruolo ed in grado di farmi appassionare a questa nuova avventura.
Sul server privato chiamato “Impero” nasce Kraus Boswell, un ragazzo anglo-russo poco più grande del suo burattinaio in carne ed ossa, incline all’illegalità di bassa manovalanza nonchè grande appassionato di motori. Successivamente alla creazione del personaggio mi fiondai verso il centro cittadino per comprendere al meglio la routine dei giocatori che lo popolavano, così ho scoperto che tutti si erano calati nel proprio ruolo con una naturalezza disarmante, dando sfoggio ad accenti, movenze e background unici.
Alla centrale di polizia dove mi recai per chiedere informazioni su alcuni documenti, ad attendermi dietro un vetro della hall vi erano due agenti intenti a sbrigare varie scartoffie, seduti nelle poltrone della sala d’attesa altri cittadini come me indaffarati al cellulare o intenti a scambiare quattro chiacchiere tra loro. D’improvviso, nella quiete più totale, un cospicuo numero di ragazzi vestiti dello stesso colore irruppe nella hall gridando ai poliziotti di liberare i compagni arrestati; scoprii così che provenivano da uno dei ghetti della città e che spinti da un sentimento di forte fratellanza avevano deciso di ribellarsi a voce alta a quello che, a detta loro, era un abuso di potere.
Nelle settimane successive, man mano che esploravo la città ed i suoi locali, sotto i miei occhi si delineava un sottilissimo equilibrio tra ciò che era considerato legale e ciò che invece non lo era, chi viveva chiaramente alla luce del sole e chi, invece, bramava soldi e potere nell’ombra. Era altresì incredibile come gli eventi e le storie delle singole anime che “Kappa” incrociava lungo il suo cammino, fossero anche lontanamente intrecciate o collegate tra loro generandone di nuove. Ogni azione del singolo cittadino riusciva quindi in qualche modo a dare origine ad una ragnatela di conseguenze nella quale chiunque poteva rimanervi coinvolto, volontariamente o meno.
Una sera, ad esempio, mentre ero ben comodo sui divanetti di un pub in centro città, si avvicinò una ragazza che mi sussurrò all’orecchio con accento spagnolo se desideravo “rilassarmi un pò con della roba di qualità”; nei giorni a seguire grazie a quella nuova conoscenza fui capace di girare quasi liberamente all’interno del suo quartiere, un luogo in cui bastava veramente poco per essere freddati senza troppe domande.
Entrare a far parte della “vita locale” mi ha pure consentito di assistere a vere prove di talento; mi rimase impressa una delle prime volte in cui mi recai al Benny’s e nel parcheggio antistante si stava svolgendo una gara di freestyle improvvisata sul momento da due rapper, tutto attorno una folla di curiosi che ballavano a ritmo ed applaudivano. In quasi tutti i locali si esibivano regolarmente cantanti di vario genere, ovvero ragazzi e ragazze che registravano le proprie sessioni di canto per rendere la loro esperienza di gioco e quella degli altri quanto più verosimile possibile; rimasi sbalordito dalla loro dedizione.
L’impegno riposto da alcuni giocatori nello svolgimento del proprio lavoro era tangibile, durante una rapina sventata dalla polizia, Kappa fu colpito alla spalla da un proiettile ed i medici decisero di portarlo in sala operatoria anche se sotto organico; in silenzio assistevo alle loro azioni ed ai loro scambi di battute, preoccupati per i miei valori vitali e per gli agenti che fuori dalla porta premevano per portarmi al più presto in centrale e condannarmi.
In questi due mesi abbondanti di roleplay sono stato spettatore di incomprensioni familiari sulla gestione di un locale, disaccordi che hanno portato ad un’inevitabile cessione dello stesso a terzi, ho conosciuto uomini e donne che per motivi sconosciuti hanno lasciato la città o sono letteralmente “scomparsi nel nulla”, sono stato più volte ostaggio di gruppi criminali intenti a rapinare banche.
Kappa era riuscito a sistemarsi tra due cuori, quello di un gruppo di racers incuranti delle regole e di una crew di motociclisti lontana dal caos cittadino, due realtà diametralmente opposte formate da personaggi che ricoprivano i ruoli più disparati nell’ecosistema cittadino ma che riuscivano comunque a coesistere contemporaneamente senza mai interferire l’una con l’altra.
Potrei raccontarvi tanti altri aneddoti ma rischierei di dilungarmi troppo e di rovinarvi qualche sorpresa, posso però dirvi con certezza che non mi sarei mai aspettato di finire risucchiato in questa realtà alternativa nella quale mi è capitato più volte di vedere un attaccamento quasi viscerale al proprio personaggio.
Questa è forse l’unica nota dolente di tutta la mia esperienza che mi sento di sottolinearvi ed in un certo senso avvertirvi, poichè determinate meccaniche di gameplay, le esigenze e le ambizioni che vengono instillate durante il roleplay nel proprio alter ego immedesimano così tanto il giocatore da renderlo spesso e volentieri vulnerabile agli eventi e persino ai cambi di umore, soprattutto a chi non è capace di scindere chiaramente la realtà dalla finzione.
Tenete bene a mente che in questa modalità online quando si “perde” ad attendere il giocatore non è la classica schermata di game over ma bensì una morte permanente del personaggio, ciò si traduce nella cancellazione totale di tutti gli averi, delle conoscenze, delle esperienze vissute fino a quel momento ingame.
Questo eccessivo legame al proprio personaggio sembrerebbe essere vincolato non soltanto ai fattori sopraccitati ma anche ad un gesto che il giocatore concretizza durante la fase di elaborazione di un nuovo background: trasferire una parte di sé stesso all’alter ego, a prescindere che si tratti di un dettaglio caratteriale o fisico.
Infine, voglio rasserenarvi sul fatto che per “ruolare” non occorrono grandi doti attoriali ma servono comunque pazienza, dedizione e voglia di osservare le regole imposte dal server in cui deciderete di entrare.
Se state cercando qualcosa di diverso dalla solita caciara della modalità classica online di GTA V e volete dare vita ad un personaggio di vostra invenzione, allora avvicinatevi al roleplay; vi si aprirà letteralmente un mondo di emozioni e divertimento.