Ghost of Tsushima, l’ultima proprietà intellettuale di Sony realizzata dalle competenti mani del team Sucker Punch, ha venduto più di 2.4 milioni di copie a livello globale in soli tre giorni dalla sua uscita. Un successo che era già stato anticipato dallo stupore del pubblico durante le dimostrazioni, decisamente tattiche, del titolo in oggetto.
Il segreto di questo action/adventure open world risiede tutto nella poesia con la quale racconta gli eventi, nei suoi molteplici contenuti e nella bellezza tipica di un curatissimo giardino zen.
Nell’antico Giappone feudale l’isola di Tsushima è seriamente minacciata da un’invasione mongola. A difesa di quel rigoglioso territorio e del suo perfetto equilibrio vi sono i samurai, leali al loro signore ed incredibilmente rigidi nelle questioni d’onore.
Tra questi valorosi guerrieri spiccano Jin Sakai e lo zio Lord Shimura, due clan imparentati contro lo stesso barbaro nemico capeggiato da Khotun Khan, nipote di Genghis.
La trama di Ghost of Tsushima va ben oltre il sentimento di riconquista di ciò che viene minacciato dall’esterno, piuttosto è possibile definirla come un’avvincente metafora tra ciò che è giusto e sbagliato, tra il nero dell’oscurità ed il bianco dell’irreprensibilità.
Ci si addentra quindi in un contesto dove i costumi ed il folklore di quel tempo hanno un grande rilievo, supportati da una scrittura lineare che non risulta mai banale e che arriva, addirittura, ad enfatizzare la caratterizzazione dei personaggi secondari.
Il giocatore, nei panni di Jin, può esplorare liberamente l’isola di Tsushima per seguirne le vicende principali o facoltative, nonché andare alla ricerca di collezionabili o di attività di vario genere, come l’esplorazione di antichi santuari o ripulire gli accampamenti nemici.
Man mano che i punti d’interesse vengono scoperti all’interno della mappa ci si può muovere tra questi con il viaggio rapido; in alternativa è possibile percorrere lunghe distanze a piedi od in sella al proprio fidato cavallo.
A stupirci è stata la mole di storie secondarie che abbiamo incontrato lungo il corso dell’avventura ed il modo in cui si articolavano, riuscendo senza ombra di dubbio ad incuriosirci e distrarci per numerose ore.
Abbiamo trovato ingegnoso il modo in cui all’interno del gioco viene segnalato l’obiettivo della missione in corso: basta seguire il vento. Scivolando il dito sul touchpad del controller della PS4, una folata indica la direzione corretta, lasciando così lo schermo quasi del tutto libero da ingombranti e fastidiosi indicatori.
Al completamento di ogni attività o missione Jin acquisirà esperienza e possibilmente punti tecnica da spendere nell’apposito menù di progressione del personaggio. All’interno di questo è possibile scegliere liberamente quale tecnica apprendere in base alle proprie preferenze, preferendo magari un approccio al combattimento più stealth rispetto ad un altro più audace.
Quando si affronta il nemico si è impossibilitati, per scelta degli sviluppatori, nel bloccare la visuale su di esso, tuttavia tale sistema permette di cambiare improvvisamente target nel caso in cui si è circondati.
Tale meccanica ha tuttavia l’enorme difetto di cogliere il giocatore impreparato nella gestione dell’inquadratura, dato che spesso ruota autonomamente verso angolazioni scomode. Nonostante ciò gli scontri sono veloci ed appaganti, il giocatore ha la possibilità di cambiare lo stile di combattimento di Jin in tempo reale ed affrontare, in base alla scelta effettuata, nemici di varia natura come spadaccini, lancieri, arcieri, energumeni pesantemente corazzati e così via.
Non manca la possibilità di parare i colpi nemici o schivarli del tutto per contrattaccare con attacchi pesanti o tecniche leggendarie apprese in giro per Tsushima.
Singolare la meccanica chiamata “Confronto” nella quale è possibile affrontare uno o più nemici in una sorta di stallo alla messicana dove vince chi sferra per primo l’attacco letale.
Se agire nell’ombra è nelle vostre corde, allora troverete tutta una serie di tecniche che vi consentiranno di eliminare la minaccia nemica a debita distanza o comunque facendo meno rumore possibile.
Anche le armi a distanza, come l’arco, sono un ottimo strumento di morte se il vostro scopo è quello di eliminare le guardie a protezione delle mura di un avamposto, a patto che le rimanenti vengano assassinate silenziosamente con l’inseparabile pugnale Tanto di Jin.
Ci sono tanti altri strumenti che possono essere utilizzati per distrarre i nemici, ucciderli creativamente o per consentirvi di scappare da situazioni date quasi per spacciate ma lasceremo a voi la sorpresa di scoprirle.
Cos’è un samurai senza la sua valorosa armatura? Nel mondo di gioco sono presenti diverse armature migliorabili nelle statistiche/bonus grazie agli npc armaioli dislocati nei centri abitati, basterà portargli un certo numero di provviste e qualche risorsa come lino, acciaio, ferro, bambù, etc. per vedere queste cambiare anche nell’aspetto. Persino la katana, il pugnale e l’arco possono essere migliorati per essere più performanti sul campo di battaglia ed inoltre, Jin può adornarsi di un certo numero di amuleti ricevuti in premio dopo il completamento delle missioni o scoperti in luoghi segreti.
Sotto il profilo tecnico Ghost of Tsushima lo definiremmo come un grande set fotografico per via della sua costante bellezza, ovunque ci si trovi.
Gli effetti di luce e quelli climatici, parallelamente al ciclo giorno/notte, sono incredibilmente scenografici ed incorniciano a dovere i panorami offerti dal gioco. Più volte vi capiterà di camminare su vastissimi prati fioriti sotto il cielo nuvoloso e con le foglie sospinte dal vento, oppure vi fermerete in cima ad una montagna per scrutare il vasto orizzonte, magari scorgendo le navi mongole in arrivo sull’isola.
Una bellezza che a tratti può risultare un po' ridondante come nel caso degli asset degli interni, riutilizzati più volte in vari punti della mappa, ma che si esprime bene anche nei modelli dei personaggi e nelle loro movenze.
Degno di nota è l’omaggio che gli sviluppatori hanno voluto rendere al cinema degli anni ’50 del maestro Akira Kurosawa, inserendo non soltanto cut-scene con inquadrature ben studiate ma anche una modalità che rifinisce l’aspetto grafico del gioco con una grana da vecchia pellicola in bianco e nero.
Non da meno le musiche di gioco ed il doppiaggio dei personaggi in lingua originale giapponese, inglese ed italiano con sottotitoli.
Ghost of Tsushima è riuscito a collocarsi senza difficoltà tra i titoli che vanno a chiudere con successo l’attuale generazione di console. Il viaggio nell’antico Giappone feudale offerto da Sucker Punch è credibile, dettagliato e colmo di significato ma abbiamo apprezzato anche la difficoltà con la quale ce lo hanno fatto godere, accantonando in parte le meccaniche eccessivamente hardcore che ultimamente caratterizzano i titoli dello stesso genere.
Non fraintendeteci, potete sempre selezionare una difficoltà elevata a vostro piacere ma il nostro consiglio è quello di apprezzare tutte le sfaccettature offerte dal gioco con leggerezza e calma.
Sebbene il team sia dovuto scendere a compromessi per mantenere il giusto equilibrio tra grafica e contenuti non possiamo che ammirare il lavoro svolto nonostante le piccole sbavature, come quelle della telecamera durante i combattimenti ed un’intelligenza artificiale un po' monotona.
Tuttavia, Ghost of Tsushima ha bisogno di una spada affilata alla quale affidare il proprio destino. Sarete pronti?