THE LAST OF US PARTE II - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 06.07.20

Sette anni fa scrivevamo di The Last of Us, una delle eccellenze di casa Naughty Dog, che ci ha lasciati a dir poco entusiasti sotto ogni suo aspetto, incoraggiandoci a premiarlo con il voto massimo.
La seconda parte della storia, quella che andremo ad analizzare, ci ha costretti a ritirarci qualche giorno in più per metabolizzare ciò che avevamo visto.
The Last of Us Parte II ha subìto una serie di ingiustizie a cominciare dai pesantissimi leak/spoiler lasciati circolare in rete a pochi giorni dalla sua uscita ed un review bombing indiscriminato su Metacritic.
Non entreremo nel merito di questi due gravi eventi ma siamo più che certi che The Last of Us Parte II probabilmente non è stato compreso a pieno, o peggio ancora, che parte dei giocatori non sono ancora pronti ad accettare dei contenuti che nell’anno 2020 dovrebbero, bensì, essere abbondantemente tollerati.
Questo nuovo capitolo lascia ancora una volta un segno profondo nella coscienza di chi lo gioca, proponendogli temi sempre attuali e che lo toccano da vicino, sensibilizzandolo.
La storyline di The Last of Us Parte II riprende esattamente là dove l’avevamo lasciata sette anni fa, Ellie e Joel sono finalmente riusciti a stabilirsi definitivamente a Jackson che nel tempo si è espansa insieme alla sua comunità. Sebbene aleggi nell’aria la speranza di un futuro migliore, uomini e donne continuano a difendere il proprio operato dalle violenze che perdurano al di fuori delle mura della roccaforte e che, per un triste gioco del destino, riusciranno comunque ad incrinare quella pace guadagnata negli anni.
Ellie sarà costretta a dover intraprendere un nuovo viaggio ma stavolta non per la sua salvezza o per quella del mondo che la circonda.

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Il sentimento di giustizia è l’unico che prevale su ogni altro dall’inizio dell’avventura fino alla sua conclusione; è una percezione che divora costantemente il giocatore e lo spinge, in un crescendo di eventi importanti, ad avere una sua personale visione di ciò che è effettivamente giusto o sbagliato.
Non esiste nella trama di The Last of Us Parte II il bianco o il nero, tutto si alterna e si mescola linearmente con una maestria tale da rendere inevitabilmente spettatori senzienti anche coloro i quali sono interessati unicamente alla giocabilità.
Non esistono i tempi morti di un classico action/adventure-survival horror, qualsiasi personaggio all’interno del mondo di gioco ha qualcosa da raccontare, un nome, una propria identità. E’ proprio su questo aspetto che il titolo in questione fa più leva, ovvero umanizzare amici e nemici nello stesso identico modo; persino i cani addestrati ad uccidere la protagonista hanno un loro nome e, ve lo possiamo assicurare, avrete i sensi di colpa quando sarete costretti a sopprimerne almeno uno.
Ad enfatizzare ciò che vi abbiamo appena scritto sono le movenze, le espressioni facciali e le tantissime voci che tassellano il comparto narrativo di The Last of Us Parte II, le cui sole cutscene non hanno ben nulla da invidiare ad una vera e propria produzione cinematografica.
Il mondo di gioco è stato ulteriormente aperto all’esplorazione dei suoi ambienti e, un po' come accadeva in Uncharted 4, ci si trova di fronte a macro aree che tendono a riflettere il concetto di open-world ma che in realtà guidano il giocatore dritto verso l’obiettivo.
Tra le novità spicca la capacità di Ellie di sdraiarsi a terra e quindi di strisciare tra l’erba alta o sotto un riparo per agire e scappare silenziosamente nelle situazioni ostili. Il giocatore è ancora una volta libero di ingaggiare chiunque nei modi più disparati, che sia di soppiatto oppure ad armi spianate, incorrendo in scontri sempre diversi per via di un’intelligenza artificiale in grado di adattarsi dinamicamente ad ogni evenienza. Per comprendere meglio quanto appena scritto, azioni come saltare da un appiglio all’altro, ripararsi dietro una copertura, schivare gli attacchi corpo a corpo per contrattaccare, attendere il giusto momento per sferrare un attacco, non sono esclusive della protagonista in quanto anche i nemici possono replicarle allo stesso modo.
Antagonisti che in molte fasi di gioco assumono le sembianze degli ormai conosciuti “Clikers” (e di altre varianti che non vogliamo spoilerarvi ndr) e che per via del loro incredibile udito richiedono un approccio più ragionato, magari utilizzando lo stesso potere di ascolto già visto in precedenza, in grado di evidenziarli su schermo anche da dietro un ostacolo.
E’ stato leggermente rivisto anche il sistema delle abilità, ottenibili spendendo i classici punti “farmaco” nell’apposito menu, mentre il sistema di crafting è rimasto pressocchè invariato rispetto al capitolo precedente. A fare la differenza sono invece le armi delle quali si può maturare una certa abilità nel loro utilizzo attraverso le skill sopraccitate oppure mediante upgrade in appositi banchi da lavoro; queste non miglioreranno soltanto nelle statistiche ma cambieranno anche configurazione.

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The Last of Us Parte II sfrutta tutte le risorse possibili di PS4 per ritornare su schermo dei panorami sbalorditivi in termini di qualità dell’immagine, profondità di campo e luci. E’ a dir poco ammirevole il level design ed i dettagli di ogni singolo ambiente, non troverete un interno uguale ad un altro.
Il livello qualitativo così elevato degli spazi lo ha reso di contro poco interattivo agli sfoghi distruttivi del giocatore, tuttavia qualsiasi cosa su schermo si muove saldamente a 30fps con il supporto del sistema HDR ed una risoluzione di rendering a 1440p su PS4 Pro.
Ad inizio articolo vi abbiamo accennato quanto siano state importanti ai fini della narrazione le espressioni facciali e la gestualità dei protagonisti, le quali non sono rilegate soltanto ai filmati ma sono evidenti in ogni momento dell’avventura. I personaggi ed i nemici si muovono ed interagiscono fluidamente con l’ambiente circostante e portano effettivamente, sulla loro pelle, i segni dei loro trascorsi. Minuzie che difficilmente sfuggono agli occhi dei giocatori più attenti.
Il comparto sonoro si fregia di una colonna sonora da brividi, capitanata dalle tracce di Gustavo Santaolalla ed alternata da effetti sonori realistici. A chiudere il cerchio vi è un ottimo doppiaggio in lingua italiana dei protagonisti, in grado di enfatizzarne ulteriormente la già egregia recitazione.
The Last of Us Parte II ci ha posti un dilemma, incredibilmente intimo, del quale non ha voluto darci la risposta perché probabilmente non esiste. Ha saputo, tuttavia, giocare con la nostra sensibilità senza troppi sforzi e lo ha fatto in un periodo in cui determinati temi infiammano la società moderna in tutto il mondo.
Naughty Dog ha sviluppato un titolo maturo e spietato nella rappresentazione della violenza, non esaltandola, ma mostrandola al pubblico in tutta la sua freddezza e crudezza. Quel tanto che basta da mettere in dubbio ogni azione riprovevole, ma che, nonostante tutto, bisogna accettare pur di sopravvivere in un mondo dove la comprensione e l’indulgenza è cosa di pochi.
Fidatevi di noi, quando riuscirete a fare vostra la storia di The Last of Us Parte II capirete davvero quanto, alle volte, può essere sottile la linea che separa il nostro mondo da quello dei videogames.

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