Nel maggio del 2017 scrivevo le mie primissime impressioni sull’FPS simulativo di casa Battlestate Games, ai tempi ancora nella fase di sviluppo alpha, proiettandovi con una certa presunzione verso quello che sarebbe potuto essere il suo florido futuro. Potrei già fermarmi qui e chiudere queste righe con un poco modesto “ve lo avevo detto” e invece ripercorreremo insieme i progressi fatti da Escape from Tarkov, ora in fase beta, e ne esamineremo i principali contenuti aggiunti in questi ultimi anni.
Benchè l’ossatura di Escape from Tarkov sia rimasta intatta, molti altri aspetti del suo gameplay hanno subìto modifiche anche piuttosto importanti; iniziamo dalla generazione dei punti di spawn ed estrazione all'interno dei raid.
Nella fase alpha tutti i giocatori venivano generati in un preciso lato della mappa e costretti poi ad estrarre da quello opposto mentre adesso, invece, questi appaiono sulla mappa antistanti gli uni agli altri. Sebbene la citata modifica possa sembrare cosa da poco, in realtà rivoluziona il modo di affrontare i raid dato che un tempo si tendeva inizialmente a ripulire tutta l’area di spawn prima di affrontare il resto della mappa dove, nella maggiorparte dei casi, si aggiravano solo gli SCAV bot. Oggi, con l’implementazione degli attuali punti di spawn i giocatori devono convergere verso il centro della mappa per poter estrarre da una delle uscite disponibili: ad esempio chi viene generato ad est dovrà uscire ad ovest e viceversa.
Il fattore PvP è stato così massimizzato ed a seconda della grandezza della mappa e dell’abilità del giocatore è davvero difficile non incappare in uno scontro a fuoco tra esseri umani. Anche i punti d’estrazione hanno subito una modifica che non riguarda solo la posizione fisica all’interno della mappa di gioco; molti di questi possono non essere più disponibili dopo tot tempo trascorso nel raid, in altri casi per attivarsi necessitano di particolari attrezzature, di un pagamento in rubli oppure dello sblocco attraverso l’uso di leve o quadri elettrici.
Non sono da meno le modifiche apportate alle animazioni di specifiche azioni come l’inserimento dei proiettili all’interno di un caricatore, curarsi, bere o mangiare; se speravate di premere semplicemente un pulsante per avere la salute al massimo o per vedere il caricatore riempirsi magicamente beh, ho una brutta notizia da darvi. Proprio come nella realtà i proiettili vanno manualmente impilati uno ad uno all’interno del caricatore e ciò richiede tempo (variabile in base al livello della relativa skill) e distrazione da ciò che accade intorno; questo vale anche per le cure che rendono indispensabile la ricerca di un riparo dove poterle svolgere in tutta sicurezza. Nello specifico caso delle medicazioni è scontato come la gravità del danno subìto ed il tipo di farmaco utilizzato vadano ad influire sulla velocità di recupero; una fasciatura, ad esempio, sarà applicabile molto più velocemente rispetto all’estrazione di una pallottola dal corpo.
Che nessuno pensi più di ritornare al menù principale senza nemmeno un graffio perché una delle ultime novità riguarda proprio il trattamento delle ferite off-raid, legato a filo diretto al nascondiglio. Diciamocelo pure, era necessario fornire una base operativa al proprio PMC nonostante questa abbia inizialmente l’aspetto di un vero e proprio tugurio.
L’hideout è stato probabilmente uno degli aspetti manageriali più richiesti di Escape from Tarkov e grazie ad esso il giocatore può craftare oggetti ed equipaggiamenti ma anche usufruire di interessanti bonus per il ripristino della salute off-raid. Tutti i settori del nascondiglio possono essere migliorati mediante il completamento di specifici requisiti, che sia il raggiungimento di un determinato livello di un’abilità, una somma in rubli, un numero imprecisato di viti e bulloni od una buona lealtà con un mercante. Più settori progredirete, più efficienti saranno i bonus e meno catapecchia sembrerà il luogo in cui vi toccherà vivere. Mantenere il nascondiglio operativo (ed illuminato), tuttavia, costa benzina per i generatori e schede grafiche nel caso in cui vogliate costruire, ad esempio, una bitcoin farm.
A questo punto mi sembra obbligatorio rispondere alle seguenti domande: dove li reperiamo tutti questi soldi? E gli oggetti?
Due parole: Flea Market, ovvero il mercato la cui economia è gestita interamente dai giocatori in base alla rarità e complessità dell’oggetto/equipaggiamento proposto. In cambio di rubli, dollari, euro o mediante il semplice baratto i giocatori acquistano e vendono in tempo reale tutto ciò che trovano durante le fasi esplorative, offrendo un valido aiuto al completamento di determinati incarichi, alla costruzione di un’ala dell’ hideout o di una determinata arma.
Già, perché un’altra novità interessante riguarda la creazione e la personalizzazione di preset delle armi, attingendo direttamente ai pezzi disponibili e messi in vendita dai gioctori nel Flea Market. Avete trovato l’arma dei vostri sogni ma non avete voglia di cercare pezzo dopo pezzo tutte le sue modifiche? Nessun problema, salvatela nel sistema come nuovo preset ed il gioco provvederà a fare il lavoro sporco per voi proponendovi le migliori offerte ed un assemblaggio rapido come il click di un mouse.
Escape from Tarkov può essere giocato liberamente in tanti modi diversi, uno tra questi è sicuramente portando a termine gli incarichi dei traders. Mechanic, Ragman e Jaeger sono gli ultimi protagonisti del panorama Tarkoviano ad essere stati aggiunti dagli sviluppatori ed esattamente come i restanti colleghi mercanti, oltre ad offrire equipaggiamenti di ogni tipo, chiedono favori al giocatore in cambio di modeste ricompense (punti esperienza, denaro, punti fedeltà). Portare a termine una missione in un titolo dove la minaccia non proviene soltanto dalla sua intelligenza artificiale ma anche da quella dei giocatori in carne ed ossa non è cosa semplice, spesso per raggiungere l’obiettivo bisogna attraversare le zone più calde di Tarkov oppure essere in possesso delle giuste chiavi per accedervi. Ma hey! Siamo pagati anche per questo, no?
Nel corso degli anni gli SCAV bot sono stati oggetto di numerose modifiche comportamentali; alle volte agivano da infallibili terminator mentre in altre occasioni diventavano delle spugne per i proiettili. Intuisco come non sia semplice tarare la difficoltà dell’IA a fronte di una mole abnorme di variabili costituite da numerose tipologie di proiettili ed armi, pettorine, elmetti, visibilità (giorno/notte e meteo), ostacoli vari ed eventuali della mappa e chi ne ha più ne metta.
Nondimeno la situazione attuale del PvE si attesta su un buon livello di sfida grazie anche all’aggiunta dei cosiddetti “SCAV boss”, decisamente più intimidatori dei loro cugini “semplici” ed in grado di attuare tattiche d’ingaggio ben più complesse, spesso con l’aiuto di vere e proprie scorte armate.
Gli SCAV boss ed i loro sgherri offrono un nuovo livello di sfida (come se il gioco fosse di per sé una passeggiata) e sono un ottimo loot per chi decide di affrontarli a viso aperto; che resti tra noi, la loro presenza non è sempre garantita all’interno dei raid ed hanno la tendenza a cambiare continuamente la propria posizione. Uomo avvisato…
Infine, il passaggio alla nuova versione del motore grafico Unity ha consentito ad Escape from Tarkov di aprirsi la strada verso nuove animazioni più fluide e migliorie grafiche che hanno interessato soprattutto le ultime mappe inserite quali Shoreline, Interchange, The Labs e Reserve con un percepibile aumento degli fps in raid. Alcune delle mappe originarie invece (vedi Customs) hanno subìto dei piccoli ampliamenti e nuovi punti d’interesse per il looting.
Permangono alcuni degli intramontabili problemi di ottimizzazione quali micro stuttering e matchmaking eccessivamente lunghi, non a tal punto da rendere l’esperienza di gioco frustrante ma spero di poter vedere quanto prima un sensibile miglioramento.
Potrei elencarvi la moltitudine di equipaggiamenti ed oggetti inseriti all’interno del gioco dal 2017 ad oggi ma sarebbe davvero dura per voi arrivare fino alla fine, ragion per cui vi invito a scoprirlo direttamente nel gioco tenendo presente che questo è ancora ben lontano dalla sua versione definitiva; pertanto acquistatelo sul sito ufficiale solo se siete disposti a giocare realmente ad un progetto ancora in fase di sviluppo (con tutti le limitazioni ed i problemi che ne consegue).
Nel momento in cui ultimo questo recap, Escape from Tarkov è il gioco più visto al mondo con oltre 160.000 spettatori su Twitch spodestando re indiscussi come League of Legends e Fortnite, un risultato sorprendente per un titolo che fino a qualche mese fa ne contava 1.000/2.000. Un plauso ai ragazzi di Battlestate Games che non hanno mai smesso di supportare ma soprattutto di ascoltare attentamente la propria community.
Se siete giunti fin qui senza soffrire è giunto il momento di vedere Escape from Tarkov in movimento attraverso il suo ultimo trailer ufficiale!