Accostare The Outer Worlds, l’ultima produzione di Obsidian, alla serie Fallout è per molti un atto obbligatorio. Sono tante infatti le similitudini tra i due titoli e ad avvalorare questo dato di fatto è stata la presenza stessa nel team di due elementi di spicco, in veste di director, come Tim Cain e Leonard Boyarsky i papà della sopraccitata serie post-apocalittica.
Sotto l’ala di Private Division questi sviluppatori hanno dato vita ad un GdR solido, ben scritto e dalle tematiche profonde nonostante le venature ironiche, mai banali, che ne rivestono la superficie.
Lo “Straniero”, è così che veniamo definiti dalla popolazione del Sistema di Alcione, sofferente di una condizione economica, sociale e politica non proprio brillante; essa è difatti stretta nella morsa soffocante del Consiglio che sembra nascondere un’importante segreto alla popolazione. Così il fuggiasco professore Phineas Welles, sulla cui testa pende una taglia, ci scongela dal sonno criogenico a bordo della nave “Speranza” chiedendoci di ribaltare la situazione della popolazione di Alcione ma a quale prezzo? Perchè siamo stati tenuti nascosti e congelati sulla Speranza per settant’anni insieme ad altre menti brillanti?
Nel mezzo di questa instabilità socio-politica ci ritroviamo a dover creare da zero le fattezze del nostro alter-ego e fronteggiare un numero imprecisato di predoni e feroci creature autoctone, perché, che sia chiaro, la nostra amata Terra dista parecchie leghe da Alcione. Quindi, se non vi è alcun modo di risolvere un alterco diplomaticamente o furtivamente, l'utilizzo di armi a distanza o corpo a corpo diventa fondamentale.
Sotto questo punto di vista The Outer Worlds offre un vasto assortimento di armi modificabili nelle loro caratteristiche attraverso i banchi da lavoro, grazie anche all'utilizzo di progetti e di denaro ingame.
Gli scontri a fuoco tuttavia non entusiasmano quanto a precisione delle hitbox; anche la gestione degli impatti vacilla e, per sopperire a ciò, si impiega la modalità di Dilatazione Tattica del Tempo (DTT) nella quale l'azione del gioco si rallenta per un breve periodo così da favorire una migliore accuratezza nella mira delle parti sensibili dei nemici, causandone danni critici.
Non tutti i giocatori sono però propensi ad usare la forza bruta, ecco perché in The Outer Worlds l’assegnazione dei punti esperienza nelle giuste abilità passive permette di creare delle build davvero uniche. Il protagonista può infatti tramutarsi in un abile oratore ed ingannare la controparte obbligandola ad abbassare la guardia oppure a sborsare ricompense più generose, tenendo a mente sempre alternative valide, come quella di puntare tutto sulla scienza e quindi sull’hacking dei sistemi di sorveglianza. I terminali informatici non fanno al caso vostro? Siete più orientati verso le abilità furtive e di scasso? Bene, ci sono anche quelle!
Se tra di voi c’è qualcuno a cui piace delegare il lavoro sporco sappiate che potete persino formare un party con altri due NPC, equipaggiarli, modificarne le abilità e dargli ordini in battaglia. Compagni di viaggio che non si distinguono particolarmente per la loro intelligenza, così come i nemici che incontriamo lungo il nostro cammino, ma la cui presenza non risulta mai fastidiosa ed anzi, diventano proprio un piacevole riempitivo attraverso scambi di battute tra un incarico e l’altro.
Fin qui avrete sicuramente constatato come non esista un modo corretto per portare a termine una missione, che sia principale o secondaria, ed inoltre non esiste un’opzione di dialogo giusta o sbagliata.
In The Outer Worlds ogni nostra risposta, ogni nostra azione ha delle ripercussioni sulle realtà che ci circondano e ciò avviene in modo del tutto naturale per via della cura riversata nella sceneggiatura; talvolta ci siamo sentiti travolgere da scelte morali di un certo peso mentre altre volte abbiamo addirittura provato empatia nei confronti di determinati personaggi.
I pianeti che compongono il Sistema Alcione sono tutti composti da macro mappe esplorabili liberamente e collegate tra loro da caricamenti di media durata. Non ci troviamo quindi di fronte ad un vero e proprio open-world e la mancanza di veicoli è tuttavia bilanciata dalla presenza, invece, del viaggio rapido.
La grandezza limitata delle aree di gioco non è un aspetto negativo, l’esplorazione è comunque necessaria per scovare segreti e compagni extra da aggiungere alla comitiva.
Inoltre, le ambientazioni sci-fi dai colori particolarmente accesi, così come gli avamposti umani e le creature selvagge che popolano le lande del Sistema Alcione, sono davvero una bellezza tutta da scoprire. Forse i caricamenti tra le varie zone sono leggermente lunghi anche su PC (dove lo abbiamo provato ndr) e talvolta le textures vengono caricate dopo un paio di secondi ma la resa grafica generale va ben oltre questi trascurabili difetti. L’originalità degli ambienti è legata a filo diretto con un ottimo doppiaggio in lingua inglese sottotitolato in italiano.
The Outer Worlds è un piccolo GDR dal grande potenziale, espresso indubbiamente con professionalità e cura nei particolari, soprattutto per ciò che concerne la trama e le meccaniche che portano il giocatore ad approcciarsi con essa.
Sebbene la main quest duri poco meno di venti ore, le scelte intraprese durante il corso di questa influiscono positivamente sulla rigiocabilità; considerando poi gli incarichi secondari e l’esplorazione approfondita dei pianeti, anche la longevità ne risente di gran lunga. Non vi consigliamo di acquistare il titolo semplicemente per le sue meccaniche da shooter o per l’intelligenza artificiale dei nemici, perché questi elementi risultano ancora acerbi; piuttosto prendetelo per la stupenda atmosfera che riesce a regalare. Obsidian ha creato un Sistema con degli equilibri veri, tangibili, di cui ne abbiamo la facoltà di mutare l’evoluzione ponendoci al centro delle fazioni che lo compongono. Inoltre, The Outer Worlds sa prendersi in giro raccontandosi con leggerezza anche quando ci propone bivi importanti; a noi il libero arbitrio.