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INTO THE DEAD: OUR DARKEST DAYS

Anteprima a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 22/04/2025

Lo hanno sempre detto nei film: il Texas è un luogo pericoloso. Nella Walton City degli anni ’80, però, l’insidia non proviene da qualche rozza e deviata famiglia di campagna, né tantomeno da un energumeno che si trascina dietro una motosega accesa indossando una maschera di pelle umana. No, lo sviluppatore PikPok ha ben pensato di unire This War of Mine con State of Decay, dando vita a un gioco di sopravvivenza a scorrimento laterale a tema zombie: Into the Dead: Our Darkest Days.
Volevo scrivere da tempo qualche riga su questo interessantissimo titolo, dopo aver provato la demo su Steam, perché ne rimasi assuefatto - non solo per le meccaniche, ma soprattutto per l’ambientazione.
Into the Dead: Our Darkest Days, attualmente in accesso anticipato, offre già contenuti sufficienti per farsi un’idea chiara del gioco, con una difficoltà tale da non poter sottovalutare i pericoli che si trascinano lenti e mugugnanti tra le strade di Walton City. E non posso sottrarmi al fattore umano di questo particolare contesto, perché Into the Dead: Our Darkest Days fa leva proprio sui legami affettivi e sulle condizioni psicologiche di ogni singolo sopravvissuto. Un evento spiacevole può infatti generare un malumore diffuso all’interno del rifugio che, se trascurato, può diventare paralizzante per il mantenimento e l’efficienza dello stesso.

Mi sono ritrovato a dovermi spostare costantemente, affinché le orde più massicce di zombie non distruggessero con facilità le barricate che, quasi quotidianamente, incaricavo di far costruire a uno dei sopravvissuti. Ogni persona all’interno del rifugio deve avere un ruolo preciso, compatibilmente con le sue abilità passive, così da ottimizzare il ciclo giorno/notte. Durante i saccheggi, ad esempio, vi capiterà di incontrare qualcuno con spiccate doti culinarie, o magari con una buona manualità per produrre più materiali, o ancora con qualità fisiche tali da affrontare con maggiore destrezza (o forza) i non-morti.
Attenzione però, perché ogni sopravvissuto porta con sé anche dei tratti negativi. E quando il rifugio si riempie, gestire pregi e difetti di tutti diventa piuttosto complicato: c’è chi non mangia carne, chi diventa suscettibile se non beve alcolici, chi ha una resistenza fisica particolarmente bassa e necessita di costante riposo...e così via.
Credetemi: gli zombie sono solo una parte della sopravvivenza.
Tuttavia, anche i mangia-carne (mi piace chiamarli ogni volta in modo diverso) sanno come creare problemi, specialmente quando si decide di mandare uno sfortunato sopravvissuto in un punto specifico della città a recuperare cibo, medicinali, armi o risorse generiche. È fondamentale fare pochissimo rumore, muoversi acquattati, nascondersi se necessario e attaccare gli zombie alle spalle. Ma non illudetevi: non sempre basta. A volte quelli nei paraggi vi sentiranno comunque, dando il via a una rocambolesca fuga verso la salvezza che, nel mio caso, finiva spesso in due modi. O mi chiudevo erroneamente nella stessa stanza con loro (sì, possono sfondare le porte se allarmati), oppure tentavo la carta della disperazione: saltare da altezze umanamente impossibili. In entrambi i casi, la perdita del sopravvissuto faceva scattare il malus "lutto" per chi restava al rifugio, con tutto il carico di problemi psicologici che ne conseguiva.

Sono rimasto colpito dal numero di location disponibili in questa versione ad accesso anticipato di Into the Dead: Our Darkest Days e anche dalla grandezza e complessità di alcune di esse. Gli ambienti esplorabili sono davvero ispirati e restituiscono un senso costante di abbandono e inquietudine. A prescindere che fosse giorno o notte, mi sono sempre trovato accompagnato da una sottile tensione, senza mai sapere quanti zombie si nascondessero oltre una porta, come affrontarli restando nell’ombra o cosa potesse celarsi dietro un rumore improvviso o un verso sospetto.
C’è una roadmap piuttosto ricca di novità in arrivo, a partire dal prossimo mese: da quanto si legge a questo link, le meccaniche di gioco si arricchiranno sensibilmente, portando con sé una profondità ancora maggiore.
Il mio consiglio? Installate la demo e provate con mano a sopravvivere più di una settimana virtuale, cercando di non lasciare indietro nessun sopravvissuto. Se il gioco riuscirà a conquistarvi come ha fatto con me, allora il passo successivo sarà quello di dargli una possibilità concreta - o almeno di tenerlo d’occhio in vista dei futuri aggiornamenti.

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